“A partire dal 7 agosto 2014, i prodotti agroalimentari originari di Stati Uniti, Stati membri dell’Unione Europea, Canada, Australia e Norvegia non potranno essere importati nella Federazione Russa.” Tale restrizione è stata disposta dal Governo della Federazione Russa con la Risoluzione n. 778 del 7 agosto 2014 che dà attuazione al Decreto Presidenziale del 6 agosto 2014 n. 560 sull’applicazione di alcune misure economiche speciali per garantire la sicurezza della Federazione Russa.
L’embargo (più volte rinnovato negli anni) riguarda la frutta, i vegetali, la carne, il pesce, il latte e i prodotti caseari importati dai Paesi che hanno imposto o appoggiato le sanzioni per la crisi in Ucraina.
Una black list composta da alimenti d’eccellenza del nostro Paese, come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, prosciutto di Parma, San Daniele, ma anche frutta e verdura.
Una vicenda di questi giorni, potrebbe ulteriormente aggravare la situazione dell’export italiano in Russia: il caso di spionaggio che ha visto protagonista il capitano di fregata Walter Biot, accusato di aver passato documenti militari classificati a funzionari delle forze armate russe. Questo avvenimento potrebbe rendere ancora più tesi i rapporti tra i due Paesi e aggravare lo scontro con la Russia, che è già costato all’agroalimentare Made in Italy 200 milioni di euro in media all’anno (dati Coldiretti).
Lo stop alle importazioni ha incrementato la diffusione, prodotta o importata da altri paesi non colpiti dall’embargo, di alimenti fake Italian. Molti di questi già erano sul mercato. A cambiare sono state le quantità in circolazione. Bielorussia, Argentina, Brasile, hanno aumentato le esportazioni di prodotti italiani taroccati. Il parmesan made in Mosca, le bollicine prodotte in Crimea, la Pizza “quatro formaggi” veri manufatti dell’Italian Sounding: etichetta chiaramente evocativa del Bel Paese, foto, colori e richiami più o meno espliciti all’Italia.
Il danno aumenta, se si osserva il comportamento riguardo ai prodotti alimentari dei turisti russi in viaggio attraverso la penisola, in era pre-pandemica. Lo si può facilmente evincere dal rapporto che Coldiretti ha elaborato sul food shopping degli stranieri nel nostro Paese: il 62%, dunque 6 su 10, durante la permanenza in Italia acquista cibo, molto più che souvenir. Ebbene, la passione per prosciutto, formaggio e vino travolge in particolare proprio i russi per l’ 87%. Tutti a fare scorte di italianità, per portarsi in Russia ciò che lì non troveranno della stessa qualità a causa dell’embargo, che rischia di protrarsi proprio a causa della vicenda di spionaggio.
Il danno per l’Italia risiede, oltre che nelle mancate esportazioni, nelle industrie casearie fatte potenziare da Putin, in un colossale danno d’immagine per i prodotti genuinamente italiani. I ristoranti italiani, poi, non riescono ad approvvigionarsi delle materie prime che necessitano per costruire i piatti della nostra tradizione culinaria.
La certificazione “ITA0039 | 100 % Italian Taste Certification” continua a difendere , promuove e valorizzare la “vera” italianità in tutto il mondo, nell’ambito della ristorazione e della distribuzione enogastronomica, anche in Russia. Il protocollo si prefigge di tutelare, grazie all’utilizzo di mezzi tecnologici, come la recente APP ITA0039, l’intera filiera agroalimentare italiana, dalla produzione fino alla trasformazione culinaria della materia prima, garantendo e certificando i veri ristoratori italiani all’estero, creando una connessione virtuosa tra produttori, ristoratori e consumatori. La certificazione, messa a punto da ASACERT, favorisce la promozione della vera ristorazione italiana e la tutela delle eccellenze alimentari italiane, attraverso la lotta alla contraffazione degli alimenti ed il contrasto dei fenomeni riconducibili all’Italian Sounding.
Scarica l’App per scoprire quali sono i ristoranti italiani certificati ITA0039.